Installazione site-specific
INAUGURAZIONE: 1 dicembre 2018 ore 18.00
Tutto è già stato fotografato infinite volte, e le fotografie hanno ormai superato il numero delle cose stesse. È a partire da questa consapevolezza che Silvio Wolf instaura un diverso rapporto con la realtà visibile. La sua ricerca è indirizzata verso una visione metaforica e soggettiva del mondo, che non privilegia il valore narrativo e testimoniale dell'immagine. Stimolando le aspettative culturali, ideologiche e sentimentali dello spettatore, le opere di Wolf non descrivono la realtà, bensì una "irrealtà" che insiste sui temi dell'assenza e dell'Altrove (un'irrealtà che è tale proprio perché in essa mancano quei riferimenti percettivi normalmente presenti nella fotografia).
Wolf elabora spesso immagini scattate nel corso degli anni, lasciandole decantare per poterle riscoprire a distanza di tempo. Molte di esse rappresentano luoghi atemporali, concepiti come una "soglia" tra il Visibile e l'Io. Mettendo in contatto lo spettatore con concetti come quelli di limite e vuoto, Wolf definisce la soglia come un luogo che interfaccia il qui (dello spettatore) e l'Altrove (del fotografo), momento esperienziale e consapevole incentrato sullo sguardo inteso come un atto di riflessione condivisa.
L'installazione Scala Reale, concepita appositamente per il MAC di Lissone, consiste in pellicole fotografiche applicate sulle porte d'ingresso e le grandi vetrate del museo. Wolf descrive il suo intervento come «una monumentale immagine virtuale bidimensionale e prospettica che avvolge le superfici vetrate del Museo, creando una prospettiva illusoria che ridefinisce la percezione dell'edificio. Concepita come frammento di una struttura potenzialmente infinita che si emana dallo spazio interno, l'opera offre ai visitatori una fruizione immersiva: l'entrare al Museo è l'ingresso nell'opera. Le due parti dell'installazione, nate dall'immagine fotografica d'un antico pavimento in pietra esploso e raddoppiato sulle pareti vetrate, creano una soglia fisica e relazionale che oscilla tra percezione spaziale e consapevolezza dell'esserci». Fruibile nel corso di un anno intero, l'opera non ridefinisce soltanto la struttura architettonica, ma la sua stessa percezione.
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