Gian Franco De Capitani nasce a Lissone il 24 febbraio 1925, figlio di Giuseppe e di Carlotta Arosio. La famiglia, che abitava in Via Umberto I (l'attuale via Padre Reginaldo Giuliani), era composta da altri cinque fratelli e quattro sorelle. Dopo aver frequentato la scuola elementare "Vittorio Veneto", l'adolescenza trascorre fra gli studi all'istituto Ballerini di Seregno e le ore nella palestra di via Dante.
È atletico, si dedica alla corsa campestre e alla pesistica. Nell'autunno del 1943, gli agenti del regime convocano nella Casa del fascio (l'attuale Palazzo Terragni) Gian Franco e il padre Giuseppe, di idee socialiste. Per i fascisti Gian Franco è il figlio di un sovversivo. Su di lui, iniziano ad aumentare i controlli. Sabato 4 marzo 1944, ad appena 19 anni, Gian Franco viene fermato ad un posto di blocco tra Monza e Lissone: mentre è sul tram viene tratto in arresto e portato alla Villa Reale di Monza.
Matricola 57014, convoglio numero 32, Gian Franco viene deportato prima a Mauthausen, con un treno partito l'8 marzo da Firenze, e poi nel sottocampo di Ebensee. Il 5 dicembre 1944, dopo nove mesi di prigionia, anche il fisico robusto di Gian Franco De Capitani viene stroncato. Nel 1965 la Provincia di Milano, nel 20° anniversario della Liberazione, conferisce ai parenti una medaglia d'oro alla memoria di Gian Franco, caduto per la libertà.
Il Comune di Lissone, insieme ai comuni di Cesano Maderno e di Seregno, ed in collaborazione con l'associazione Senza Confini di Seveso, è stato nel 2019 fra i promotori e fondatori del Comitato per le Pietre d'Inciampo. Nel 2020 hanno aderito al Comitato per le Pietre d'Inciampo anche altri 14 comuni della provincia di Monza e della Brianza.