INAUGURAZIONE sabato 2 dicembre ore 18:00
Nel suo primo decennale di vita, il Premio Lissone Design ha inteso aggiornare e arricchire la propria formula espositiva, guardando al futuro senza però dimenticare il passato. L'area tematica del 2017 è quella del Visual e del Graphic design, e non per caso: la scelta rispecchia l'impatto mediatico-propagandistico attuato dall'Ente Comunale del Mobile di Lissone negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Nel solco di questa tradizione il MAC ha quindi concepito la sesta edizione del Premio Lissone Design cui si affianca una ricca programmazione espositiva.
L'edizione corrente del Premio Lissone Design si rinnova nella impostazione generale e nel suo orientamento tematico. Rispetto agli anni passati, la rassegna adotta la formula dell'invito diretto, assumendo così la fisionomia di una vera e propria mostra rivolta ad autori che lavorano singolarmente o in team. Poiché il Visual e Graphic Design appartengono a una galassia in continua espansione, multiforme e poliedrica, il Premio Lissone Design del 2017 si propone di gettare uno sguardo sull'attuale produzione visiva, rispecchiandone innanzitutto l'approccio filosofico (ora responsabile, ora sostenibile, di sensibilizzazione o magari di denuncia).
Alpaca Società Cooperativa, atelier malte martin, Peter Bil'ak, Designwork, Des Signes, Huang Yang Design, muschi&licheni, Nikos Sideris (Susami), Leonardo Sonnoli, Luca Terraneo e TOMO TOMO sono gli undici inviti diramati sul territorio nazionale e nel panorama internazionale, una ristretta rosa di nomi tra cui la Giuria - formata da Silvana Annicchiarico, Maurizio Corraini, Giacinto Di Pietrantonio, Beppe Finessi e Francesco Ermanno Guida - decreterà il vincitore del 2017.
gli anni di Alfieri & Lacroix
Non è possibile disgiungere la ricerca artistica di Franco Grignani dalla sua attività nel campo del Visual design, entrambe hanno saputo declinare le teorie della Gestaltpsychologie in fenomeni visuali che hanno trovato una delle sue massime espressioni grazie alla ventennale collaborazione con la stamperia Alfieri & Lacroix . Ricorrendo a un registro verbale-visivo che spazia dal Futurismo all'Op art, Grignani ci ha lasciato in eredità una grafica moderna, ardita, innovativa, incentrata sulle forze cinetiche e le spazialità dinamiche, su pattern decorativi e distorsioni ottiche, ma anche su slogan, proclami e poemi, in una sapiente commistione di immagini e segni tipografici. Oltre a celebrare le innovazioni tecniche della Alfieri & Lacroix, azienda che si era imposta come un'eccellenza nel campo della stampa, Grignani si è impegnato in un metaprogetto basato sui processi zincografici , riuscendo nell'arduo compito di reinventare la comunicazione visiva. La vasta campagna pubblicitaria svolta dagli anni Cinquanta fino agli anni Settanta, che viene riassunta all'interno del MAC, ha avuto una positiva ricaduta nel gusto dell'epoca, proprio perché - come sosteneva Grignani - " l'evoluzione della grafica accompagna la dimensione quotidiana della vita umana".
poesia figurale
Artista, critico, storico, teorico, pedagogo e designer, ma non solo. Giovanni Anceschi appartiene al novero delle figure eclettiche che sovvertono le regole. Formatosi all'Accademia di Brera, in seno alla quale forma il Gruppo T, approdato quindi alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, dove matura il suo interesse per il design, Anceschi sviluppa ben presto quelle tematiche che ne caratterizzeranno il percorso creativo e progettuale. Rispetto all'ampio ventaglio della sua ricerca, il MAC di Lissone ha deciso di indagare una delle produzioni meno conosciute dell'autore, vale a dire il periodo della poesia figurale (come lui suole definirla) sviluppata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta. In mostra sono esposte una nutrita selezione di opere su carta tra cui Parentesi rosa, Invito di matrimonio, Oh, na nie e Carme Figurato che attestano il suo interesse per i calligrammi, i giochi di parole, le citazioni e gli omaggi irriverenti. Coniugando parole e immagini, le "poesie figurali" di Anceschi svelano un lato semi-serio e semi-inedito di uno dei protagonisti dell'arte e del design degli ultimi cinquant'anni.
Tomás Maldonado è «un teorico, un produttore di immagini, un progettista di oggetti, un ingegnere di sistemi, un organizzatore di situazioni industriali, un filosofo dell'educazione, il direttore di Casabella» .
Con queste parole Alessandro Mendini tentava di delineare un profilo professionale dell'amico - autodefinitosi un "giramondo e giramestieri" - che nel quinquennio dal 1977 al 1981 è alle redini di un progetto editoriale multidisciplinare incentrato sui temi specifici dell'architettura. In collaborazione con la Biblioteca del Mobile di Lissone, il Premio Lissone Design 2017 ripropone al pubblico i numeri 421/475 di Casabella diretti da Maldonado, un'occasione per festeggiare il suo novantacinquesimo compleanno e per riscoprire l'importante patrimonio librario delle raccolte cittadine.
Nel secondo dopoguerra venne promossa la Commissione per lo studio della città e dell'agro di Matera con l'obiettivo di creare quartieri che riprendessero il più possibile i modelli di vita sociale dei Sassi. Si decise quindi di attuare un piano di sviluppo economico all'interno di un territorio ancora fortemente rurale affinché la città fosse convertita in un "villaggio modello" in grado di ospitare gli sfollati degli antichi rioni Sassi, per lo più contadini senza terra. Nel Borgo Venusio di Matera, l'architetto Luigi Piccinato progettò un alloggio i cui arredi vennero affidati a Giovanna Pericoli e Francesco Gnecchi Ruscone, i quali concepirono il mobilio con estrema semplicità, tenendo presente un limite di spesa accessibile alle famiglie contadine e ipotizzandone l'impiego in qualsiasi altro alloggio rurale. Alcuni degli arredi disegnati da Pericoli e Gnecchi Ruscone (poi esposti in occasione della X Triennale di Milano del 1954) vennero realizzati dalla comunità artigiana di Lissone che diede prova del proprio spirito di cooperazione e solidarietà. Il MAC ha voluto riportare alla luce le eliocopie dell'epoca, oggi diventate degli importanti documenti storici, perché attestano la consanguineità tra la ricerca progettuale e l'abile perizia dei Maestri mobilieri lissonesi .
Il Premio Lissone Design istituisce per la prima volta un premio destinato a un Maestro del design italiano, la cui opera arricchirà le collezioni permanenti del MAC. In conformità con la tradizione della città di Lissone, la scelta si è orientata verso "la riscoperta della manualità che precede il progetto", ritrovando in Michele De Lucchi quel "saper fare" che fluisce nelle diverse specializzazioni, con particolare attenzione sia per il mondo industriale sia per le realtà artigianali.
Il premio a lui conferito intende sottolinearne anche la vocazione artistica: dal 2004 De Lucchi scolpisce piccole sculture che non sono (ancora) architetture (un giorno potranno esserlo, e alcune di loro lo sono già). In ragione di ciò, De Lucchi crea ancor prima di costruire. Le sue opere sono pensieri tangibili che vivono grazie a un materiale ancor più vivo, il legno, considerato "punto di partenza di ogni riflessione".
A latere del Premio Lissone Design 2017, il MAC propone una serie di altre iniziative. Di particolare rilievo è l 'ala del museo riservata alle cinque nuove opere che accrescono il patrimonio artistico del museo. Mancavano infatti nelle collezioni cittadine i quadri di Francesco Santambrogio che dal 1946 assunse la presidenza del Premio Lissone per la Pittura, di cui fu l'animatore instancabile e insostituibile, sia per passione, sia per abnegazione. Al servizio della comunità e della valorizzazione delle associazioni artigiane, Santambrogio perseguiva e realizzava nobili ideali d'arte e di lavoro. Per tali ragioni il MAC è orgoglioso di ricevere in dono dalle figlie Alma e Luisa due opere del cav. Santambrogio: una Campagna brianzola del 1954, esposta in quell'anno al Premio Dalmine di Pittura, e una piccola Natura morta del 1965, anno della sua prematura scomparsa.
A questi dipinti si aggiungono le tre tecniche miste su carta di Dhimitër Theodhori che Artan Shabani, direttore della Galleria Nazionale d'Arte di Tirana, ha voluto destinare alle raccolte lissonesi. Realizzate nei primissimi anni Settanta, le opere di Theodhori ne comprovano l'abilità di costumista e l'influsso esercitato a livello sociale, diventando un costante riferimento per il modo di abbigliarsi dell'epoca.
Bijoux: tracce per un modello d'ornamento
Affascinato dalla cosmesi corporea di natura ornamentale, Battista Luraschi ha realizzato dei bijoux modellando il polipropilene e il p.v.c. in forma di girocollo, collana, pendente o spilla. Al posto delle pietre e dei metalli preziosi, l'artista ricorre a materiali malleabili che vengono ritagliati e intrecciati con bottoni automatici. Il gioiello, concepito come un modulo intercambiabile, si converte così in un gioco che intreccia la fantasia alla misura del fare: piccole meraviglie dai ritmi vivaci e dai colori accesi che possono essere assemblati a piacere. Luraschi rinuncia allo sfarzo dei bisogni muliebri, offrendo in alternativa il sogno (e i segni) della creatività.
Weights/Pesi
a cura di Geraldine Blais Zodo
Le sculture di Naomi Eller sono ispirate alla natura, alla mitologia e alla condizione umana, traducendo in forma visiva la complessità dei nostri sentimenti e stati emotivi. In conformità con la sua ricerca precedente, le attuali installazioni scultoree si focalizzano su quei fattori esterni che svolgono un ruolo determinante nella costruzione e nella distruzione della nostra sfera personale.
Weights/Pesi è un nuovo nucleo di lavori con cui l'artista sviluppa le proprie idee intorno ai concetti di ancoraggio, stabilità e senso di appartenenza ai luoghi. Si tratta di nuovi "set strumentali" dalla duplice valenza, di aiuto e di impedimento, in apparenza funzionali ma decisamente inutilizzabili. Le forme delle opere rimandano all'antichità e in gran parte al nostro essere, al nostro Io interiore, rappresentando e incapsulando il senso della pesantezza che molto spesso è onnipresente nei nostri discorsi.
SS 9 - Strada Stellare 9
Le vetrofanie del MAC ospitano le nuove immagini di SS 9 - Strada Stellare 9 di Davide Tranchina. Presentato lo scorso anno in occasione del festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, il progetto si arricchisce di alcuni scatti inediti realizzati lungo la Via Emilia che collega Rimini a San Donato Milanese. Il risultato è quello di un viaggio attraverso il paesaggio rurale della Pianura Padana che finisce per stratificarsi, chilometro dopo chilometro, con lo skyline contemporaneo. Le silhouettes di insegne, tralicci, ripetitori e monumenti si stagliano sul fondo di un cielo stellato che ci indica la rotta verso gli abissi della notte, e forse in quelli di un cosmo altrettanto profondo. Immergendosi nella complessità del tessuto viario l'osservatore avrà la sensazione di trovarsi al centro di un osservatorio astronomico in cui l'obiettivo fotografico si trasforma in un telescopio puntato su un universo completamente nuovo.
Nell'ambito della tradizione mobiliera di Lissone si inserisce a pieno titolo la presenza dell'Istituto G. Meroni, nato oltre 130 anni fa come Scuola Professionale del Mobile e sviluppatosi nel tempo con l'introduzione di nuovi indirizzi che l'hanno portato a svolgere un ruolo significativo a fronte delle trasformazioni socioeconomiche del territorio; al consolidato rapporto di collaborazione e interazione che lega l'Istituto e il Museo si deve la realizzazione dei manifesti e degli stendardi del Premio Lissone Design 2017, curato dai ragazzi della classe IV TGC2 .