Molto liberamente ispirato ad "Antigone" di Sofocle
Di e con: Egidia Bruno e Marisa Miritello
442 a.C. Due sorelle: Antigone e Ismene. La prima chiede alla sorella di infrangere con lei il divieto di partecipare alle esequie funebri del fratello; la seconda per paura la lascia sola.
2000 d.C. Una vicenda analoga, ai nostri giorni. Due sorelle, Antigone e Ismene Ruggeri, sono alle prese con l'eventuale funerale della gamba amputata della zia Lavinia.
Motore dell'azione, una normativa sanitaria vigente secondo la quale una parte anatomica più lunga di un certo numero di centimetri che viene amputata non può essere gettata, ma deve essere ritirata dal paziente o dai suoi familiari presso la struttura dove è avvenuto l'intervento.
Cosa fare?
Cremare la gamba, congelarla o seppellirla?
Funerale religioso o civile?
Che tipo di omelia si può fare alla memoria di una gamba?
Mentre Antigone spinge a esasperare il paradosso, Ismene frena, ritenendolo inutile.
Ai loro dialoghi si contrappongono quelli di personaggi grotteschi da "happy hour".
Il coro, commento pietoso nei confronti degli umani, qui è cadenzato al ritmo di un rap alla Eminem.
Il mondo esterno a contatto con le vicende degli eroi, qui si frantuma in piccole schegge quotidiane, il cui fondamento è il vuoto e il narcisismo.
Al potere del tiranno Creonte, si sostituisce un potere più subdolo, mascherato, capillare che condiziona a tal punto da far fatica a riconoscerlo.