"CONDOTTA ELL'ERA IN CEPPI"

Quando ci si confronta con un grande autore del melodramma si pensa alla scrittura musicale e vocale, all'imponenza scenica ed orchestrale, ma l'opera lirica è essenzialmente teatro e, come tale, è strumento privilegiato di comunicazione.
Ciò che caratterizza la produzione operistica Verdiana è sicuramente, da un punto di vista teatrale, lo spessore dei temi trattati, mai casuali piuttosto intrisi di valori ed ideali che, per l'autore, hanno rappresentato i pilastri della sua creatività.
In questa dimensione, così piena, il coinvolgimento umano e morale di Verdi appare ancora più evidente nella sua capacità di affidare alle donne la forza morale di resistere alla corruzione.
Le eroine Verdiane sono donne, solo apparentemente, diverse fra loro, in
realtà costituiscono un universo complesso al quale l'autore affida la propria coscienza etica e politica.
Il filo che lega queste eroine appassionate, nel bene e nel male, è l'ingiustizia subita, la violenza tacita, il silenzio imposto. Vittime predestinate le donne verdiane si distinguono per il proprio rigore e la propria coerenza; valori dei quali Verdi avverte l'imbarazzante assenza nella società del suo tempo.
Lo spettacolo racconta queste donne, ma anche le donne incontrate nella sua vita, che hanno ispirato le sue scelte, il loro disagio e i soprusi vissuti; oggetti di scambio che, nella volontà creativa dell'autore, divengono soggetti morali.
Donne mai sole sulla scena perché accompagnate dalla voce del popolo
protagonista. All'imponente Coro l'autrice affida i ruoli cari a Verdi: il compito della contestualizzazione storica e il compito della contestualizzazione teatrale.
Un dialogo fra le protagoniste delle opere verdiane, le donne della sua vita e gli italiani, dentro e fuori dal teatro, gli italiani ai quali Verdi si rivolge e dei quali, celandoli sotto altre bandiere, racconta il torpore ma anche il risorgimentale anelito alla libertà.
Voci che, nel loro canto, raccontano la volontà di Verdi di assegnare al
teatro il ruolo del risveglio.

IRENE CAROSSIA