PIANTERRENO
INAUGURAZIONE sabato 1 febbraio ore 18:00
a cura di ALBERTO ZANCHETTA
INGRESSO LIBERO
La costante e coerente ricerca di Carlo Benvenuto [Stresa, 1966] è consacrata alla tecnica fotografica. Sospesi in un tempo e in uno spazio indeterminato, alcuni oggetti vengono estrapolati dal quotidiano ed edulcorati da connotazioni autobiografiche o letterarie. Gli oggetti appartengono al vissuto di Benvenuto ma non sono scelti in virtù dell'utilizzo cui sono destinati, bensì per il rapporto esistente con l'artista e la loro capacità di risultare funzionali al concepimento dell'opera d'arte. Si tratta di utensili o di suppellettili comuni, familiari, fortemente evocativi ma comunque neutri, passibili cioè di essere caricati dalle interpretazioni che ne può dare lo spettatore.
Benvenuto cura in modo maniacale la disposizione degli elementi, ne mette in evidenza i dettagli e ricorre a un sapiente equilibrio tra luci e colori, rendono queste immagini irreali.
Le sue opere aspirano a una perfezione formale, una calma assoluta che impone un ordine al caos del mondo. Prestando fede alle parole dell'artista: «l'implacabile logica naturale delle cose, prevedibilmente e inesorabilmente condiziona e vincola il pensiero poetico: la realtà non è razionale, né bella, né nobile. La sua condizione generale è il caos, la mancanza di qualsiasi ordine, l'assenza di qualsiasi finalità».
Le immagini analogiche sono ottenute con il banco ottico, in scala 1:1, restituendo una presenza più che una rappresentazione degli oggetti prescelti. Il risultato finale è un "banale sovversivo" che con un minimo scarto rispetto al reale suscita una reazione inaspettata.
Le atmosfere rarefatte e l'effetto pittorialista sono invece riconducibili al profondo rapporto che l'artista nutre per i grandi maestri della storia dell'arte; i toni tenui di Giorgio Morandi così come le accensioni cromatiche di Henri Matisse conferiscono a queste fotografie una suadente patina pittorica. Particolarmente stringente è il rimando al "languore metafisico" di Giorgio de Chirico (autore caro a Benvenuto, di cui ha mutuato la definizione di vite silenti in quella di nature mute) e all'energia congelata all'interno delle immagini.
La personale al MAC di Lissone si snoda in quattro distinte sezioni tematico-poetiche, che ripercorrono lo scibile dell'artista. Accanto alle "composizioni" con tazzine, piatti, tavoli e bouquet di fiori troviamo le "apparizioni" in cui i soggetti vengono sorpresi nell'attimo immediatamente prima che si mettano en pose, lo si evince soprattutto nei bicchieri d'acqua scagliati nel buio di una stanza. Altrettanto significativi sono i due piccoli autoritratti che l'artista ha eseguito con delle penne biro, il disegno è infatti concepito come una disciplina affine alla fotografia. Lo stesso dicasi della scultura, che sembra materializzare le immagini fotografiche (in mostra sono presenti le repliche, in vetro di murano, dei bicchieri che si trovano nella casa dell'artista).
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