PIANTERRENO
INAUGURAZIONE sabato 13 settembre ore 18.00
Mostra antologica a cura di FLAMINIO GUALDONI e ALBERTO ZANCHETTA
Sin dalla metà degli anni Sessanta, la ricerca di Paolo Masi [Firenze, 1933] si è incentrata sul ruolo primario della luce. Attraverso sperimentazioni materiche e sollecitazioni cromatiche, l'artista ha continuato a interrogare il colore, attraverso cui ha cercato di ridefinire le istanze spaziali connesse ai propri interventi artistici. Flaminio Gualdoni, curatore della mostra, ha scritto che Paolo Masi «smonta e verifica ogni elemento e fase del processo sino alle conseguenze ultime, ma nell'intento di restituirsi e restituire una grammatica elementare e una sintassi articolabile della visione, di cui cogliere e - per quanto sia possibile - fissare gli statuti di necessità primi e insieme la forza radiante d'espansione espressiva».
Differenziandosi sia nelle tecniche che nei procedimenti, Masi ha dimostrato una particolare sensibilità e predilezione per l'utilizzo del plexiglas, che prende il posto di supporti più tradizionali, come la tela, il cartone o il legno. Agli anni Settanta è databile l'opera Inserimenti lineari a quantità percettive colore + rifrazione, che viene riproposta anche in questa mostra lissonese; si tratta di quattro piccole lastre di plexiglas (di colore blu, giallo, rosso e bianco) conficcate direttamente a parete che sembrano "dipingere" l'ambiente in base all'incidenza della luce. L'effetto percettivo/visivo fa leva soprattutto sulla "trasparenza" del composto sintetico, il quale permette uno scambio da un piano fisico a un piano immateriale.
Come molti altri interventi dell'artista, anche quest'opera non si esaurisce nella forma dell'oggetto ma all'interno dell'ambiente espositivo; i confini dell'opera si estendendo infatti allo spazio-cornice che li ospita, scenario nel quale ha luogo l'interazione con lo spettatore.
Dai primissimi anni Duemila, Masi ha nuovamente ripreso a indagare e a interagire con il plexiglas, ammettendo che «l'interesse per il plexiglas è riconducibile alle sue peculiarità di materiale fortemente duttile e aperto a numerose variazioni di impiego». Il plexiglas filtra e riverbera la luce, ma può anche assumere tonalità sgargianti e intense grazie allo spray perfuso direttamente sulla superficie. Tipiche nella ricerca di Masi sono anche le sequenze ritmiche, atte a suscitare una scansione di toni e contrappunti luminosi.
La mostra ordinata al MAC di Lissone non segue un criterio antologico ma fa dialogare - a stretto contatto - le opere del passato con quelle del presente. La disseminazione cronologica
rispecchia il tentativo, sempre reiterato da parte di Masi, di dissolvere i margini dell'opera, con l'obiettivo di far fluttuare l'arte "in ordine sparso". A Lissone sono presenti diverse installazioni che l'artista ha riadattato per l'occasione: dalle piccole lastre colorate che creano un rimando di luci e colori fino ai tondi specchianti trattati con lo spray acrilico. In questo allestimento diaframmatico, l'artista ha analizzato la virtualità del colore, alternando superfici monocrome a strutture geometriche che riescono a [in]formare lo spazio e lo spettatore.
Razionali e relazionali, le opere di Masi intendono riappropriarsi della pittura e si sforzano di riconsiderare i processi percettivi, elaborando in modo del tutto nuovo il luminismo pittorico.
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