MAC LIVELLO 3
INAUGURAZIONE: giovedì 10 dicembre ore 19:30
A CURA DI MATTEO GALBIATI
Protagoniste della prima mostra personale di Luca Barbiero [Varese, 1991] in uno spazio museale sono due sculture in marmo, esemplificative della specificità di un linguaggio con cui l'autore traduce la sua ricerca plastica.
Nelle mani di Barbiero, il marmo (materiale che tradizionalmente si potrebbe considerare come "imposto" a uno scultore) fonde due principi essenziali: la rappresentazione in forma "monumentale" di un oggetto comune e lo strumento, assertivo e limpido nella sua traduzione, dell'ironia che interviene alterando lo status quo delle cose, per sovvertirne ordine e significato ma anche per estenderne l'interpretazione.
L'abilità nello scolpire è immediatamente deducibile dalla precisa restituzione di porzioni ed elementi di realtà che instillano nell'oggetto-scultura quel suo gradiente "monumentale", acquisendo un'aura di sacralità definita dall'idea stessa di scultura. Barbiero non riproduce stancamente modelli preesistenti, cerca bensì di impegnare la sua opera a farsi tramite di riflessioni e considerazioni che superino l'identità delle "cose"; agendo per sottili metafore (attraverso quello schietto atteggiamento ironico che non è vuoto divertissement ) Barbiero erode la parvenza di immagini che conosciamo già. La stravaganza, l'impossibile, l'inusuale trasbordano un senso ora maturo e pronto per aprire lo sguardo a riflessioni che non trascurano i valori etici ed estetici associati all'uomo, alla filosofia, alla bellezza...Post fata resurgamè una benna, quella comunemente montata sugli escavatori, che viene riproposta in marmo e in scala reale. Nel titolo dell'opera (traducibile in "risorgerò alla fine dei tempi") annotiamo quel pensiero che l'oggetto ci aveva già parzialmente introdotto e suggerito: il tema della buca-fossa, il loculo estremo dove le nostre spoglie mortali attendono quell'ineffabile vita dopo la morte. L'azione, connotante l'attrezzo da cantiere edile, porta inevitabilmente l'idea dello "scavare una buca" ad estendere la propria visione a un evento simbolico.
In relazione alla benna troviamo l'opera Tam Tam, un tavolo da gioco perfettamente funzionante, sempre in marmo, che riproduce le forme di una bara. Impegnando un unico giocatore alla volta, TamTam è una partita che si gioca con la Morte. Di fatto, l'opera ci ricorda che siamo soli davanti all'imperscrutabile destino che ci attende.
Entrambe le sculture di Barbiero ci obbligano a una presa di coscienza e a una consapevolezza di un'esistenza dopo la morte, come suggerito nel Vangelo di Matteo.
Nella metafora della buca/bara, l'artista non intende sotterrare le nostre speranze, ci aiuta semmai a elaborare pensieri che cerchiamo di allontanare e rimuovere dalla nostra esperienza quotidiana.
Gli eventi ultramondani si insinuano allora in questi oggetti che non rimangano semplici ritratti di un qualcosa congelato nella pietra: nei suoi soggetti Barbiero cerca di esorcizzare quel mandamento che appartiene alla dimensione accademicamente scultorea, affinché un sapere antico possa ri-modulare la propria attualità.
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